Liquid Lives

Liquid Lives

mercoledì 14 marzo 2012

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Hello, everybody
No, non sono morta, solo sparita per un po' causa problemi tecnici al pc e impossibilità di ripararlo per mancanza di finanze .

Sparita tra pianti, autocommiserazione, più odio di quanto credevo di poter provare, quintali di schifoso cibo, e una quantità indefinita ma consistente di commenti ipocriti da parte di gente ipocrita che sarebbe stato meglio non sentire.
Anyway, ora sono di nuovo qui, e punto diritta ai 46.
Fanculo il 50, il 48, le minacce di ricovero, i giramenti di testa, la pressione bassa.
Fanculo a troppe persone che farebbero meglio a chiudere quella dannata boccaccia e rimanere in silenzio, possibilmente per il resto della loro inutile vita.
Sinceramente, ma proprio di cuore: vaf-fan-cu-lo.

Ora passo a lasciare qualche commento <3
Lots of love,

Uma.

domenica 8 gennaio 2012

Il problema non è la fuga dei cervelli dal nostro paese.
Il problema sono tutte le teste di cazzo che ci rimangono.

sabato 7 gennaio 2012

Schifoschifoschifo.

Io non so scrivere.
Non lo so fare, semplicemente non-mi-riesce,non ce la faccio, non mi vengono fuori le parole, non quando si tratta di sfogo.
Non ho mai tenuto un diario. Mai in vita mia.
Mi sono sempre, sempre proposta di iniziare, e sono stata motivata millemila volte a farlo, senza riuscirvi mai.
Ho sempre bisogno di determinate circostanze per riuscirci.
Scrivo solo di notte. Perchè nessuno mi vede. Nessuno mi sente. Nessuno può interrompermi.
Ogni volta che rileggo le poche righe che ho scritto fino a quel momento, ogni parola, ogni frase, ogni punto mi sembra patetico.
Così lo cancello. Riscrivo. Ri-canello.
Perciò, è cosa perfettamente idiota il fatto che io tenga un blog.
È più qualcosa della serie “che diavolo te lo prendi a fare uno spazio personale in rete, se non sei capace di mettere insieme mezzo paragrafo?”
è già un successo che io sia arrivata fino a qui, la bellezza di quattordici righe, che non leggerà nessuno e forse in fondo mi sta bene così, perchè neanche io sono pienamente certa di volere fino in fondo che vengano lette.
Ma le scrivo, in maniera imperfetta come scrive chi non sa scrivere, anzi no, le piango, le piango e le urlo, perchè sono le grida di chi urla in silenzio e le lacrime di chi non sa piangere.
Di chi ha dovuto imparare per non rischiare di implodere.
Quando avevo, credo, tra i sette e gli otto anni, ed ero poco meno di una ragazzina e poco più di una bambina, mi ripetevo in maniera costante che a diciassette anni sarei stata perfetta.
Perfetta, con i capelli lunghi e il fisico slanciato, le gambe magre e le braccia sottili, la pancia piatta, la vita stretta.
Che allora gli altri avrebbero voluto parlarmi e starmi attorno, un giorno, quando sarei stata perfetta, a diciassette anni.
Ricordo che una volta scoppiai a piangere perchè temevo di non riuscire a raggiungere quell'obiettivo in tempo.
A dodici ho iniziato a pensare di non essere come sarei dovuta essere.
Le mie cosce erano sempre troppo grosse, la mia vita troppo larga e il mio corpo troppo diverso da quello efebico delle mie amiche di allora.
Ma le mie lamentele erano sempre state smentite da un “Con ciò? Sei solo più muscolosa!”
Mi vedevo diversa, troppo alta, troppo robusta, sbagliata, ma sostenevo, quantomeno con altri “Non vorrei mai mettermi a dieta, non voglio diventare uno stecchino, sarebbe uno schifo”
Mi sono sempre detta che non sarei mai arrivata a seguire diete drastiche (non ho mai avuto neanche intenzione di seguire una dieta, in verità) e che di conseguenza non sarei MAI diventata anoressica, bulimica , o che so altra diavoleria .
Parole di cui non conoscevo neanche il significato, frasi che avrei fatto meglio a tacere.
Mi sono sempre ripetuta che non avrei MAI avuto problemi col cibo.
Ero infelice, ma non lo ero per la visione che avevo di me stessa in termini di massa grassa, lo ero per la visione della mia persona sotto altri aspetti, che non avevo notato, e ai quali ero stata messa davanti in maniera dura.
Tre anni dopo mi sarei ricreduta su ogni punto, eccezion fatta per la concezione di essere orrenda, e sarebbe scattato, in qualche punto non precisato del mio cervello difettoso, l'innesco che mi ha portata dove sono ferma tutt'ora.
Ottocento calorie.
Seicento.
Cinquecentosessanta.
Quattrocentottanta.
Quattrocento.
Trecentosettanta.
Trecento.
Duecentosessanta.
Duecento.
Centottanta.
Le mie bellissime centottanta calorie giornaliere.
Ottanta calorie a colazione. Sei ore di digiuno totale intervallate da thè al limone non zuccherati e caffè amari e schifosi, ma necessari a tenermi in piedi, un kiwi , tre ore e mezza di cammino a ritmo sostenuto, una fetta di carne bianca o poche verdure a cena , litri di acqua e thè verde.
Cinquanta chili e le mie costole che iniziavano a sporgere, le ossa del mio bacino che si affacciavano e il mio ventre piatto.
Non mi vedevo magra (il fatto che si vedano le costole non vuol dire automaticamente essere snelle),ma quantomeno non avevo tutto questo SCHIFO addosso.
Non sono mai riuscita ad arrivare alle centoventi, ed ora sono diventate la mia prossima meta assieme ai quarantotto chili.
Sto ripartendo da zero.
Dai chili che sono stata costretta a riprendere. Da tutto lo schifo che ho addosso.
Non sono tantissimi, ma a me sembrano comunque un'enormità, SONO un'enormità.
Non posso dire che io stia andando benissimo, ma mi accontento.
Sto riprendendo il mio controllo, il mio ghiaccio, il mio freddo, la mia neve.
Le mie mani gelate e il mio tremore incontrollabile che mi accompagna ovunque.
“Sei bella adesso, prima eri troppo magra, non tornare così.”
“Ti sei messa a posto! Non vedo più le tue guance incavate finalmente!”
“Stai bene così, prima eri piatta.”
Piatta.
Si, piatta e col ciclo che durava un giorno e mezzo si e no.
Non voglio avere un seno e tantomeno le mestruazioni.
Non voglio cosce, fianchi , pancia, braccia, spalle, non-li-voglio.

Rivoglio indietro la mia gabbia gelata e perfetta.

giovedì 5 gennaio 2012

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Io sono come un pianoforte con un tasto rotto 
accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi 
E giorno e notte si assomigliano 
nella poca luce che trafigge i vetri opachi